Intervista a Carla Stella

22 Ottobre 2014

Vivere il tempo si può solo attraverso la “parola”: che genere di testi prediligerà all’interno del laboratorio teatrale “Il tempo prezioso”?
Céline diceva che il tempo è musica… forse onda… e poi più niente.
Quest’anno il percorso laboratoriale sarà illuminato dalla lettura ad alta voce – a dire la verità l’ho sempre fatto portando autori meravigliosi come Proust, Joyce (che usarono la memoria affettiva nella sua forma più diretta e letterale) Rilke, Musil, Mann, l’amato Céline, Yourcenar ecc. – ma quest’anno mi dedicherò a Cortàzar che ha uno sguardo eccentrico sul mondo e sul proprio tempo. Non mancherà la poesia con autori poco conosciuti in Italia come Schlechter, ultimo amore lussemburghese e tradotto da poco in italiano. Naturalmente saranno presenti scrittori italiani come Parise che ormai insegue anche i miei spettacoli in quanto il suo imperfetto è pregno di quella malinconia che fugge nel fondo come un violino o un fiume. La Ginzburg poi ha scritto un’introduzione meravigliosa ai Sillabari, da leggere. Il lavoro finale del laboratorio sarà scritto interamente dagli allievi, lo spettacolo si prevede alla fine del mese di maggio 2015. Scopo del laboratorio è quello di permettere all’individuo di entrare in sintonia col proprio tempo, fisico e metafisico, di prendere coscienza della propria memoria storica e culturale per proiettarsi in un tempo futuro consapevoli delle proprie capacità, cercando nuovi approcci comunicativi all’interno del gruppo e fortificando ciascun percorso individuale. E’ un lavoro, quello del laboratorio, sulla persona.

Nell’ultimo lungometraggio che ha interpretato, dal titolo “Il Leone di Vetro”, il ‘nuovo incombe e non risparmia nessuno (il film racconta le vicende di due famiglie i cui destini si intrecciano inesorabilmente, nei giorni prima il plebiscito con cui fu annesso il Veneto all’Italia, il 22 ottobre del 1866); il suo personaggio, Marta Biasin, moglie di Jacopo e madre di Marco e Spartaco, come vive il suo tempo?
Siamo nel 1866 nel film, se si pensa che il codice di famiglia del 1865 disegnava una famiglia maschilista autoritaria con una donna che non aveva il diritto di esercitare la tutela sui figli legittimi e non poteva essere ammessa ai pubblici uffici (tanto per citarne due) il ruolo di Marta nel suo tempo è faticoso, la fatica sta nel suo sguardo, le parole quando escono sono meditate, minuti e giorni che si rimescolano con le ore sono scanditi dal tempo del lavoro quotidiano e dall’amore verso la sua famiglia. Il nuovo è l’avvenire che le sta davanti come una speranza… L’avevano le donne e gli uomini nel 1866, ce l’abbiamo noi ora.. Marta-Carla Stella è una donna di fine Ottocento che soffre delle liti che nascono all’interno della famiglia e che vorrebbe un’armonia spesso difficile da trovare. Il “Tempo prezioso” è un tempo percepito come speranza che guarda lontano, che distoglie dal mero presente e, allungando lo sguardo verso il futuro, cioè verso l’eternità, scorre nel tempo infinito. Per l’attrice è una nuova interpretazione sul grande schermo, dopo essere stata diretta da registi come Gabriele Salvatores, Marco Bellocchio, Enrico Lando.

Camilla Bottin
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