Padova, il 73% delle imprese in crisi di liquidità e ristori insufficienti per 8 su 10

7 Marzo 2021

Con il Veneto che torna in zona arancione le restrizioni alla circolazione, pur necessarie per arginare la diffusione del virus, rischiano di abbattersi ancora una volta sui consumi e di limitare fortemente l’attività economica delle imprese. La crisi di liquidità, per molte di loro, diventa insostenibile e minaccia l’esistenza di interi settori. Nel Padovano solo un’impresa su quattro, nel 2020, è riuscita a gestire senza difficoltà il pagamento di stipendi, fornitori, utenze e tasse, mentre quasi la metà ha dovuto fare i conti con casse aziendali al limite della disponibilità o addirittura in rosso. Ma i ristori arrivano col contagocce: otto imprese su dieci dichiarano che i ristori messi in campo da Stato ed Enti Locali sono stati insufficienti o addirittura nulli, con valori superiori al 90% nell’autoriparazione, nell’autotrasporto, nell’edilizia e nell’alimentare.

Questo il quadro che emerge dall’indagine condotta da CNA Padova su oltre 300 piccole medie imprese della provincia. Nel campione esaminato il 30% delle imprese ha attivato finanziamenti a garanzia statale, e circa il 22% ne farà richiesta a breve. Solamente un’azienda su quattro (quelle che non riscontrano problemi di liquidità) non intende esporsi ulteriormente sul piano finanziario. Tra i ristori previsti per alcune categorie anche quelli messi in campo dalla Regione del Veneto con un fondo da 18,3 milioni di euro.
«Iniziative come quelle messe in campo dalla Regione sono un buon segnale, ma ora serve uno sforzo in più perché la situazione sta diventando insostenibile» dichiara il presidente di CNA Padova Luca Montagnin. «Il Governo deve dare priorità assoluta al nuovo decreto Ristori: diversi annunci fanno pensare che saranno finalmente calcolati sulla base delle perdite di fatturato e non sui codici Ateco. Una notizia positiva che va nella direzione da noi auspicata già da diversi mesi. Ma serve anche una nuova tranche di prestiti garantiti fino a 30mila euro, se possibile immaginando anche un innalzamento del tetto massimo. Le imprese hanno bisogno di liquidità per ripartire».

Un problema che ha colpito molti artigiani che, pur non essendo stati costretti alla chiusura dalle misure anti-Covid, si sono trovati a dover affrontare bruschi cali di fatturato a causa della ridotta circolazione dei clienti e della contrazione dei consumi.

Come Cristina Checchin, titolare dal 2018 con Alessandra Vandello e la sorella Chiara di un negozio dolciario a Padova specializzato in bomboniere e oggettistica per la casa. Lo stop alle cerimonie ha fatto crollare gran parte del giro d’affari: «Le vendite dei prodotti food sono andate avanti – spiega Cristina – ma sulle bomboniere abbiamo avuto un calo del 70-80% del fatturato. A settembre abbiamo ottenuto il finanziamento garantito, anche se la trafila è stata lunga. Ora abbiamo aderito al bando della Regione, un buon segno. La situazione però è difficile, servirebbe una tregua della fiscalità».

Mentre il ritorno in zona arancione andrà a penalizzare chi, come Michela Fabris, opera nel settore benessere e conta su una clientela sparsa su diversi comuni. Il suo centro a Rustega di Camposampiero offre solarium, bagno turco, massaggi, trattamenti viso. «È un piccolo paese, con un bacino di clientela di 900 abitanti» racconta Michela. «Ma conservo molte clienti di Massanzago, dove lavoravo fino a 3 anni fa. Da martedì dovrò disdire diversi appuntamenti». Con perdite di fatturato di circa il 50% nel 2020 a ottobre Michela ha avuto un ristoro di 2.200 euro, da allora più niente. «Bisogna andare avanti con caparbietà, ma ce la fai solo perché hai passione, non perché vieni aiutato».

Finanziamenti garantiti: i dati padovani
I dati dell’indagine CNA sono in linea con quelli più aggiornati del Fondo Centrale di Garanzia relativamente alle richieste pervenute, e deliberate, dei finanziamenti a sostegno della liquidità a garanzia statale istituiti con il Decreto dell’8 aprile 2020 e prorogati dall’ultima Legge di Bilancio fino al 30 giungo 2021: all’inizio di marzo sono state oltre 35 mila le operazioni attivate per circa 3 miliardi e 300 milioni di euro complessivi, pari ad una media di 95 mila euro per impresa: in sostanza, quattro imprese su dieci in provincia di Padova hanno attinto ai finanziamenti per la liquidità. Di queste operazioni, oltre la metà (19.274) hanno riguardato le operazioni tipicamente richieste dalle microimprese, ovvero finanziamenti fino a 30 mila euro di importo, per una media erogata ad imprese di circa 20.500 euro.

La Regione del Veneto ed Unioncamere Veneto hanno cercato di dare un aiuto diretto alle imprese, mettendo a disposizione un fondo di oltre 18,3 milioni di euro per ristori a fondo perduto destinati alle filiere degli eventi e degli ambulanti “fieristi”, del trasporto persone, dello sport e intrattenimento, della attività culturali e dello spettacolo, del commercio al dettaglio di abbigliamento, calzature, libri e articoli di cartoleria, e degli esercizi sospesi all’interno dei centri commerciali. Lo sportello si è chiuso mercoledì 3 marzo, facendo registrare una partecipazione rilevante, dato che sono oltre 20 mila le imprese venete che “statisticamente” (guardando ai codici di attività ammessi) avrebbero potuto inviare la domanda.