Corcos. I sogni della Belle Époque

6 Settembre 2014

Oltre cento dipinti per la più completa antologica mai realizzata sul pittore livornese Vittorio Corcos (1859-1933) sono stati esposti a Palazzo Zabarella per ripercorrere le tappe artistiche di colui che, attraverso il ritratto mondano, ha saputo straordinariamente cogliere i germi di un’epoca, il fin de siècle, sfarzoso e decadente: ancora oggi si può restare avvinti dalla seduzione delle sue opere che passa attraverso occhi femminili e penetranti. La mostra, dal titolo «Corcos. I sogni della Bella Époque», ha scelto come “immagine di copertina” il ritratto di Elena Vecchi, “Sogni”: la donna di Corcos è superba interprete di una femminilità moderna e sfrontata, quasi inquieta, preda di nevrosi. Potrebbe essere una qualsiasi eroina dei romanzi dannunziani, una vera e propria donna moderna, incapace di sottostare all’autorità maschile, desiderosa di rompere gli argini: un’iconografia eccentrica, da liberty, avvolge l’aura delle più belle donne dell’epoca, ritratte sapientemente dal pennello del pittore, acclamato dall’aristocrazia e dall’alta borghesia. Yole Biaggini Moschini, amica di Fogazzaro al quale ispirò la protagonista per “Piccolo mondo moderno”, il celebre soprano Lina Cavalieri (la «Venere in terra» di D’Annunzio), la bella nobildonna veneziana Anna Rombo Morosini, la ballerina Isadora Duncan, alcune di queste regine dell’avvenenza e dei salotti mondani sono state così incoronate in eterno dall’arte di Corcos, abile orchestratore di sinfonie cromatiche e compositive. La mostra rientra nel progetto decennale della Fondazione Bano con la sua valorizzazione della cultura figurativa italiana tra Otto e Novecento: dopo il successo dell’antologica dedicata a Giuseppe De Nittis, tocca all’artista di cui Ugo Ujetti scrive «era fatto, come la sua pittura, per piacere» a rubare la scena padovana, nazionale e internazionale. Federico Bano, ringraziando i musei e i privati che hanno permesso questo evento, spende parole di elogio anche per gli sponsor tecnici e l’amministrazione comunale che hanno dimostrato una grande attenzione nei confronti della cultura: «Il progetto della Fondazione Bano testimonia momenti forti di educazione e partecipazione, di formazione ma anche di professionalità – commenta Bano – l’arte è il primo fattore di sviluppo per il nostro territorio, va tutelata ma soprattutto promossa, anche in vista delle realtà giovanili». I curatori Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi si sono prodigati per creare una mostra, divisa in sezioni, in grado di dare un’efficace panoramica dell’iter artistico di Corcos: la prima sezione dal titolo «L’artista. I luoghi e gli amici» presenta il vissuto di Corcos, dagli amici alla moglie passando per l’Autoritratto, diviso tra la nativa Livorno, Parigi, Forte dei Marmi e Castiglioncello. «Livorno tra l’Ottocento e il Novecento era una grande città moderna – commenta Fernando Mazzocca, uno dei curatori – ora è difficile percepirne l’aura, dopo le guerre del Novecento è come decaduta. Ma ha dato alla storia dell’arte due pittori eccellenti tra cui Corcos». Il giovane pittore che si era formato all’Accademia di Firenze e a Napoli riesce con un paio di bugie a entrare nelle grazie di De Nittis e nella sua cerchia di illustri amici (Degas, Manet, Caillebotte, Zola, De Goncourt), un ottimo biglietto da visita per accedere alla Maison Goupil a Parigi. Un capitolo particolare della mostra è infatti dedicato alla capitale francese in cui visse dal 1880 al 1886: opere come “Jeune femme se promenant au Bois de Boulogne”, “La figlia di Jack La Bolina” o “Le istitutrici ai Campi Elisi” fanno di Corcos uno dei maggiori interpreti della vita moderna insieme a Boldini e De Nittis. La sezione forse più suggestiva è quella dedicata alla “Luce del mare”, ambientata a Castiglioncello dove Corcos aveva avuto in dono un castello dal barone Patrone, con “In lettura sul mare”: la figliastra Ada è intenta, come se fosse una sorta di “conversazione” dall’atmosfera decadente, a interloquire con due giovani che come lei sono immersi nella lettura. E’ un impianto luminoso, la pennellata è levigata. Chiude la mostra il ritratto di Maria Josè, la giovane sposa dell’erede al trono Umberto di Savoia.

Camilla Bottin